Presentazione libro
Articolo di qualche tempo fa, già uscito su quotidiano online MaremmaNews, ma lo ripropongo perché il tema è molto interessante; anche pensando a nuove proposte di progetti anti-crisi..
“VOGLIAMO VIAGGIARE, NON EMIGRARE”
Presentazione del libro di Stefano Ventura: la storia delle cooperative femminili dopo il terremoto del 1980
Siena- Quando avvengono delle catastrofi naturali in pochi attimi si perde tutto, il mondo che conoscevamo viene spazzato via dalla furia della natura. Dopo i primi istanti di smarrimento però si deve ricominciare a vivere e a ricostruire vite e città.
Una storia di speranza e dai tratti positivi è stata raccontata da un giovane ricercatore, Stefano Ventura. Questo ragazzo originario di Teora, un paesino dell’Irpinia, nato nell’anno del disastroso terremoto - il 1980 - ha dedicato i suoi studi a quell’evento, alla ricostruzione e l’ultimo lavoro è proprio quello sull’esperienza delle cooperative femminili.
In seguito alla sua ricerca, sostenuta dalla Fondazione “Officina Solidale”, ha pubblicato il libro “Vogliamo viaggiare, non emigrare” in cui spiega cosa sono state le cooperative di lavoro: quali caratteristiche avevano e quale impatto hanno esercitato sulla società.
Stefano Ventura che ha studiato a Siena, conseguendo laurea e dottorato in Storia, aveva già pubblicato un libro sull’esperienza del terremoto in Irpinia “Non sembrava Novembre quella sera” e continua ad occuparsi dell’argomento facendo parte dell’Osservatorio sul doposisma.
L’ultimo lavoro però verrà presentato a Siena venerdì 18 ottobre alle 17.00 presso la Sala Aurora del Palazzo del Governo (Piazza Duomo, 9). Alla presentazione, oltre all’autore, parteciperà Luisa Morgantini, ex Vicepresidente del Parlamento Europeo, una volontaria che nel 1980 si è trasferita per alcuni mesi in Irpinia cercando di aiutare le gente del posto.
Il libro è nato per dar conto di una esperienza positiva sviluppatasi dopo il terremoto, perché «Riguardo alla ricostruzione si sono diffuse solo idee negative» ha detto l’autore. Invece il suo libro vuol dimostrare che non tutto è stato gestito male, anzi l’aspetto del volontariato e delle cooperative è stato totalmente diverso.
Resta vero che sia stato uno degli episodi più costosi per la storia della nostra Repubblica, che ci siano stati tanti episodi poco chiari e interessi personali andati a scapito della gente. Ma la sua ricerca ha puntato sulle testimonianze di chi in quei giorni e negli anni successivi ha combattuto per rimettere a posto la situazione, come dice una testimonianza «Una briciola di vita, per iniziare ma soprattutto per continuare a lottare nella nostra terra».
In seguito al terremoto molti volontari scesero in Irpinia cercando di dare una mano, ma soprattutto cercarono di spingere ad inventarsi nuove iniziative. Tra le idee ci furono le cooperative di lavoro. Nacquero in base alle capacità di ognuno, spesso gli uomini si associarono come muratori e le donne in ambito tessile o ristorativo.
Erano strutture orizzontali dove tutti rischiavano e mettevano a disposizione le proprie capacità, nello stesso modo. Ma proprio le cooperative femminili ebbero un ruolo di rottura con gli stereotipi che gravavano sopra le donne. «Prima del terremoto la donna aveva uno spazio di azione limitato alla famiglia, all’educazione dei figli, all’economia domestica e agricola, alla sfera religiosa.» scrive Ventura, ma dopo il terremoto ci fu una vera e propria rivalutazione del ruolo femminile nella società.
La maggior parte di coloro che si organizzarono in cooperative erano ragazze giovanissime, spesso amiche, che non avevano quasi mai lavorato, ma che accettarono la sfida di imparare a trasformare le loro attività, che facevano a casa tradizionalmente, in veri e propri lavori per ricavarne profitto.
Fu per loro una grossa opportunità; il terremoto aveva portato tanta gente nuova ed esse poterono confrontarsi con esperienze e realtà che non avevano mai immaginato prima. Precedentemente nelle loro vite c’era un destino segnato dall’essere mogli e madri; si dedicavano alla cura dei propri cari, ma prospettive di lavoro ce n’erano poche.
Poi con questo episodio sono sorte nuove possibilità. Le ragazze hanno finalmente potuto scegliere un proprio destino. Molte di loro non si erano mai allontanate dal paese in cui erano nate, ma grazie alle cooperative si spostarono in altre città italiane per la propria formazione. Se non potevano spostarsi venivano formate dal personale volontario. Le ragazze irpine di allora hanno saputo mettersi in discussione, lottando spesso contro padri e mariti, ma alla fine sono riuscite nella loro impresa.
Oltre all’evidenza della positività di quelle cooperative il libro di Stefano Ventura lancia nuovi spunti di ricerca e mette in luce come potrebbe essere utile ripensare, in una declinazione contemporanea, quel tipo di forma di lavoro. Perché oggi la crisi è dilagante e destabilizzante come una tragico evento naturale.
Certo oggi di quelle cooperative è rimasto poco, gli aiuti istituzionali erano e sono rimasti inadeguati. La crisi economica dei nostri giorni rende critica ogni iniziativa, sia che si abiti in Irpinia o in Maremma, ma bisogna pur far tesoro di ciò che ha funzionato in passato.
Forse ascoltare l’esperienza di quelle donne, forse ricerche come quelle di Stefano Ventura, possono essere la prova che la gente ogni giorno prova a rimboccarsi le maniche per superare le difficoltà dell’economia e della vita. Perché in fondo tutti noi “Vogliamo viaggiare, non emigrare”.
(Elena Tiribocchi)

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