Incontro con Antonio Ingroia a Grosseto
Il genotipo “mafioso”, secondo Antonio Ingroia
Presentazione del libro, dibattito pubblico con l’ex magistrato Antonio Ingroia e nascita di “Scorta civica Grosseto”
Grosseto- Un dibattito forte, opinioni scottanti, un racconto esaustivo e appassionante quello che Antonio Ingroia ha portato presso la sede della CGIL. Sabato 22 febbraio 2014 una giornata dedicata all’antimafia conclusa nel pomeriggio con la presentazione di “Io so” il libro a firma dell’ex magistrato.
L’inizio è stato subito scoppiettante, non sono state risparmiate battute critiche sul neonato governo «Il governo Renzi non è una cosa seria» ha detto esordendo «Il governo non mi ha deluso, ma perché la politica italiana è ad una deriva in discesa».
Il leader di Azione Civile ha dato anche la sua valutazione negativa sui modi e sulle scelte del nuovo Presidente del Consiglio, affermando che non ci sono state elezioni democratiche ma che è frutto di compromessi. Duro anche sul Ministro dell’Interno e della Giustizia «Renzi ha nominato Alfano come Ministro dell’Interno dimenticando che lo aveva già fatto e che precedentemente aveva chiesto le sue dimissioni» e che «Orlando era stato già responsabile giustizia del PD dimostrando la sua incapacità». Ha concluso «E’ un governo nato morto. Specchio della classe politica in agonia».
A fronte di questa decadenza e contro la casta politica c’è bisogno di un rinnovamento vero, di uno strumento in mano ai cittadini, senza tessere, come è il suo movimento ha spiegato l’ex pm palermitano.
La conversazione si è poi spostata sul tema che Ingroia conosce meglio: quello della mafia ma soprattutto della lotta contro la piaga che sin dall’origine della nazione è presente sul suolo italiano. Una sorta di racconto storico che ha messo in luce come l’operato della magistratura sia strettamente legato al corso dei tempi e ai contesti in cui opera. Esistono dunque periodi in cui si è pronti ad accettare alcune verità mentre altre volte pur avendo sentore di ciò che non funziona si rifiuta l’intervento.
L’Italia ha visto tre momenti diversi nella lotta contro la mafia. La prima, negli anni ‘60 e ‘70, in cui il potere politico era esercitato dalla DC, ma era anche l’epoca delle lotte studentesche e della crescente opposizione sociale ai poteri forti. In questo scenario si comprese che la mafia era un Sistema di potere con alleanze politico-sociali, alleanze nel mondo industriale e anche all’interno della stessa DC.
Il simbolo di quel periodo fu il magistrato Cesare Terranova, che indagò e processò alcuni responsabili della mafia corleonese, ma vennero tutti assolti. Il suo operato fu fermato dall’incapacità di accettare le infiltrazioni mafiose in politica. Egli ha lasciato un’importante eredità ai suoi successori Falcone e Borsellino.
Questi riuscirono a proseguire il precedente operato fino a processare molti dei rappresentanti della mafia, scardinando alcuni equilibri della politica locale (caso Ciancimino). Cercarono di andare ancora oltre ma il loro lavoro non filava più parallelo ai tempi e vennero prima delegittimati fino ad arrivare ai tragici episodi delle stragi.
La terza generazione, di cui Ingroia stesso ha fatto parte, è riuscita a far condannare uomini dell’alta politica (caso dell’Utri). Tuttavia il tema della trattativa Stato-mafia che potrebbe coinvolgere i vertici più alti della politica stenta ancora ad essere accettato.
Per rendere la magistratura capace di intervenire in quel contesto serve un rinnovamento della politica, è il nodo essenziale. Bisognerebbe, secondo Ingroia, scardinare l’anomalia della nostra classe dirigente (politici, imprenditori, burocrati) che si è spesso comportata in modo illecito, trovando forza nelle alleanze criminali.
Giunta ormai la sera, Ingroia lascia la sala scortato dai suoi uomini, c’è ancora il tempo per un’ultima battuta «Una giornata importante. C’è stata grande attenzione, questo significa che la gente ha sete di sapere, di essere informata e vuole partecipare. Io continuerò ad incontrare le persone, scrivere libri e ad impegnarmi».
(Elena Tiribocchi)
Commenti
Posta un commento