Libreria a Pitigliano

Una libreria per ricominciare



Pitigliano- Ci sono luoghi inaspettati, creazioni impensate e persone che non sapevi esistessero, ma che in poco tempo riescono a sorprenderti.
La libreria-associazione “Strade Bianche”, sperimentazione messa in atto dal fondatore della casa editrice “Stampa Alternativa” (che ha sede a Viterbo), è uno di quei luoghi che una volta scoperti ti restano nella mente e sai che ripassando da lì ci tornerai.
La libreria si trova in Via Zuccarelli 25 a Pitigliano, interno tipico del paese, scavato nel tufo, arricchito da scaffali e tavoli che contengono tutti i libri del catalogo della casa editrice.
In mezzo ai tanti libri, ai quadri, agli oggetti d’arte riciclati vi si trovano persone che hanno l’utopia della cultura diffusa. Il fondatore e il primo artefice di questo laboratorio e ovviamente della casa editrice è Marcello Baraghini che sin dagli anni settanta si è impegnato a stampare i libri che reputava importanti, a basso costo ma di alta qualità.
Ho incontrato Marcello Baraghini il 25 Aprile, giorno della Liberazione, poco prima della presentazione dei libri di Maria Jatosti, una scrittrice che considera tra i più grandi del novecento, capace attraverso i suoi testi di interpretare gran parte del secolo.
Questo uomo dinoccolato e smanioso di idee stampa e pubblica libri dal 1970. Ha iniziato con i manuali americani e altri libri che ai tempi gli piacevano di più, tra i primi e certamente tra i più problematici c’è stato quello su “Come coltivare la Marijuana”.
È stato l’ideatore, negli anni ottanta, dei “1000 lire” - libri di grande valore, in piccolo formato, al minimo costo -. Uno dei più conosciuti e apprezzati è stato “La lettera sulla felicità” di Epicuro. Invenzione a cui hanno fatto seguito le pubblicazioni di altre famose case editrici.
I progetti sono stati numerosi in tutti questi anni e da chi gli è più vicino viene descritto come «un uomo che ha il faro della cultura di fronte a sé». Questa espressione rende bene l’idea della concreta follia che ha luogo nel piccolo paese.
«La rinascita della cultura, in un’epoca di decadenza non solo letteraria ma anche morale e ideologia e politica, può passare anche attraverso un piccolo paese come Pitigliano» ha detto Baraghini «questo paese, il laboratorio-libreria sono mezzi inaspettati da cui si può ripartire».
Nella libreria sono raccolti tutti i libri del catalogo di “Stampa Alternativa” e rappresenta la via per contrastare le grandi catene che sembrano sempre più interessate al guadagno piuttosto che alla produzione di testi di qualità. È il luogo dove cercare di resistere alla crisi, dove si prova a ribellarsi alle regole del mercato cercando di non essere costretti a chiudere come succede ai molti librai indipendenti.
Il signor Baraghini ha intenzione di rinnovare il ruolo del libraio, una trasformazione necessaria e resa possibile dalle nuove tecnologie. Ha deciso «di far morire e rinascere in un modo nuovo la mia figura, quella del libraio».
Infatti ha iniziato a rendere disponibili i libri, potendoli scaricare gratuitamente dal sito della casa editrice per poterli leggere sui nuovi supporti multimediali. «Oggi quasi tutti hanno kindle o Ipad e diventa semplice scaricare e leggere ovunque e in qualsiasi momento». Gli stessi libri saranno disponibili anche nella versione cartacea, perché è convinto che dopo aver letto i libri molti vorranno comprare la versione tradizionale, visto che ne avranno riconosciuto il valore.
Ormai da alcuni anni pubblica i “Bianciardini”, eredi dei “1000 lire”, che adesso costano “almeno un centesimo”. Libri senza copyright e codice a barre, che hanno venduto molto di più di quanto si aspettava. 
La militanza culturale adesso è sulla diffusione del libro autoprodotto. «Perché l’opera di uno scrittore è un dono da fare a tutti i lettori». Se parla di cose autentiche, se è mosso da passione, se è testimone di qualcosa va diffuso. «Perché» ha aggiunto Baraghini «la letteratura è vita. Ma non solo. La pittura è letteratura, la fotografia e l’artigianato sono tutte espressioni di letteratura e di vita». Tutto ciò che si crea con le proprie mani, il proprio intelletto e la propria conoscenza è letteratura e merita di essere tramandata e conosciuta.
Il suo obiettivo è sempre stato quello di mettere insieme la realtà e la cultura. Far compenetrare ciò che sembra essere più basso a ciò che da secoli è simbolo di conoscenza e sapienza. Mescolare ciò che è moderno come la tecnologia e quello che è antico come il libro.
Ha cercato di farlo sin dal primo festival letterario che ha organizzato, quando ha pubblicato dei libri di persone analfabete. L’ossimoro è stato possibile perché essi erano artigiani custodi degli antichi saperi, che sono stati ascoltati da alcuni scrittori che hanno trascritto le loro testimonianze.
In questi ultimi tempi sta producendo “Il libro di Franca” il ricettario di una signora soranese o ancora libri impegnati nel sociale come quello sui danni provocati dalle industrie geotermiche dell’Amiata, un testo di controinformazione. Così pagine che raccontano saperi antichi o denunce importanti per il benessere della società, che diventano meritevoli di essere lette per smuovere il pensiero dei lettori.
Il 25 Aprile sono stati presentati due libri di Maria Jatosti, “Il confinato” e “Tutto d’un fiato” pubblicati da “Stampa Alternativa”. Il primo è il racconto autobiografico e che parla del padre antifascista costretto al confine al sud Italia, il secondo sempre autobiografico che affronta il ventennio della sua vita dal ‘50 al ‘70 nella Milano degli scrittori e degli editori. Libri intensi e vissuti che la signora ha raccontato catturando l’attenzione degli spettatori.
La presentazione è stata una discussione su cosa è la scrittura, la memoria e la conoscenza. Il pubblico ha potuto ascoltare storie di passione per l’arte e per la vita. Storie di persone che hanno creduto e credono che il mondo possa cambiare grazie alla lettura e alla scrittura. Se non ci si arrende, se si crede fino in fondo ai propri ideali e se si continua a lottare per migliorare le cose forse può finalmente succedere un reale miracolo.
(Elena Tiribocchi) 

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