Una serata allo stadio...
Il potere della violenza.
| Foto scattate durante il pre-partita |
Sabato sera durante la partita Fiorentina-Napoli è andato in scena un oltraggio alla civiltà. Episodi che sporcano il senso di essere Uomini e Donne.
È andata in scena soltanto la prevaricazione di qualcuno che voleva dimostrare il proprio potere con atti di forza, con la minaccia a tutto e tutti, tifosi o Stato o forze dell’ordine. È andata in scena la storia di qualcuno che è fuori da ogni regola e schema del vivere civile e che agisce indisturbato secondo regole da clan mafioso e retrogrado.
L’intera giornata è stata contrassegnata da episodi di violenza e c’era quasi da aspettarselo. È bastato arrivare a Roma nella zona adibita ai parcheggi per gli autobus dei tifosi viola, intorno alle 17,00 con il gruppo del mio ViolaClub del sud della Toscana, parcheggiando il nostro autobus vicino alle transenne finali del viale, per vedere un gruppo di persone con passamontagna, coperti in volto, che brandivano bastoni pronti per caricare autobus, che per lo più trasportavano genitori e figli. Tutto è filato liscio grazie all’intervento repentino della polizia.
È bastato entrare allo stadio e aspettare per iniziare a leggere le notizie di scontri tra tifosi e polizia, scontri tra romanisti e napoletani, spari, un uomo in coma. È bastato aspettare ancora un po’ per non capire se la partita si sarebbe giocata oppure No. Osservare impotenti le trattative tra poliziotti e capi ultras e continuare a non capire. Aspettare, come poi si scoprirà dai giornali e guardando le foto, che uno dei capi del tifo partenopeo, desse il via libera al gioco della partita.
Noi che eravamo sul lato della curva sud, settore distinti, abbiamo assistito all’arrivo della dirigenza fiorentina e della polizia che assicuravano il via della partita ma con una novità: “Si gioca ma senza tifo” si capiva dal labiale di chi era sopra gli spalti.
“Si gioca ma non si tifa?” e come si fa? Come si fa a stare in silenzio in 30 mila? E poi perché? Perché hanno sparato ad un ragazzo? E’ morto? Allora forse va sospesa la partita e andare tutti a casa. Sta male? Siamo solidali? Allora tutti a casa.
No, si può giocare ma si deve stare zitti e bisogna togliere gli striscioni. Così è stato deciso e l’accordo è stato accettato anche dalla nostra curva. A mente fredda si comprende quanto sarà stato difficile prendere una decisione.
La partita è iniziata in un clima surreale, la gente si guardava l’un l’altra cercando di comprendere. Un silenzio spettrale accompagnava i giocatori. Sulle gradinate c’erano persone confuse, sfibrate, snaturate, quasi pronte a dichiarare la resa. E la fine del sogno per cui erano arrivate fino a Roma.
A chi da fastidio il canto dei tifosi? Gente che ha pagato un biglietto, che si è spostata per vedere uno SPETTACOLO SPORTIVO. Persone cariche certo, a volte esagerate, a volte con sfottò impropri, ma dentro uno stadio per assistere alla PARTITA dei loro atleti. Perché non cantare?
La gente che era sugli spalti dello stadio era gente per bene, capace di vivere civilmente. E ci saranno stati su tutte le curve. Ma l’altra sera comandavano i violenti. Neppure lo Stato ha saputo far niente. Si è trattato.
Come si può arrivare allo stadio carichi di bombe carta mentre a qualcuno viene buttata via la bottiglia della coca-cola ci si chiede. C’è qualcosa che proprio non funziona nella gestione delle cose. Come è possibile si chiedono tutti. E nessuno sa la risposta.
O meglio la sanno, ma è preferibile stare zitti. Cosa passava nelle teste dei politici che guardavano atterriti i propri connazionali odiarsi? Meglio stare zitti, stupirsi ancora un’altra volta di cosa è accaduto, smentire di non essere collusi con i mafiosi. Far passare, tanto in fondo in fondo si sa che la prossima volta sarà lo stesso. Alla prossima partita utile ci sarà una regolazione di conti tra quei poveracci che non hanno niente da perdere e non temono nemmeno per la loro vita.
Un risveglio brusco per qualcuno, sapere che nella tifoseria napoletana ci sono veri e propri malviventi collusi con la camorra? La nostra nazione è ormai troppo invischiata nel fango della mafia per pensare di poterne uscire? E forse conviene fingere di stupirsi e continuare allo stesso modo, che poi conviene a molti.
Allora ci si chiede se valga la pena continuare a vivere in questo paese capace di trasformare un evento di gioia in una guerriglia. Varrà la pena tornare allo stadio se poi uno si sente tirare fuori il peggio da dentro di sé? Vale la pena diventare tutti brutti, pieni di odio, pieni di rancore? Vale la pena farsi prendere dalla rabbia, tanto da alzare le mani anche sul proprio vicino che poco prima era un compagno, solo perché la violenza porta violenza? Vale la pena continuare a vivere in Italia, cercare ogni giorno di lavorare e realizzarsi nel proprio paese a scapito delle delusioni e porte in faccia?Conterà prima o poi il comportarsi umanamente oppure vincerà sempre il più ignorante?
Verrebbe da dir no! BASTA!
Poi pensandoci ancora un po’ ci si dice che ne vale e varrà la pena. Perché sabato volevano rubare il sogno alle persone di esserci e vivere una serata della loro storia, della loro vita. Perché certo si parla di calcio, uno sport, ma è qualcosa che accomuna le persone, un modo per stabilire contatti, volersi bene, unire padri e figli e fa riconoscere gli amici. E non è la prima volta…
C’erano qualcuno che voleva tappare la bocca alla gente; con la violenza si vorrebbero stroncare vite, si vorrebbero bruciare le pagine che denunciano i soprusi, far tacere le voci che cantano, ridicolizzare il senso del rispetto.
Non possono riuscirci. Possono arrivare fino al limite, possono provocare la paura. Tireranno sassi e terranno in mano bastoni. Ma non riusciranno mai a fermare i petti che respirano e cantano orgogliosi. Non potranno strappare tutte le pagine. Non finiranno mai la memoria custodita nella testa della gente. Non potranno certo zittirci tutti.
Ma soprattutto non potranno veramente uccidere i sogni. La puzza della violenza loro ce l’hanno attaccata alla pelle e vivono senza un orizzonte; mentre chi ha storia e bellezza e giustizia saprà sollevarsi dalla terra, saprà alzare la testa e guardarli negli occhi, in un guizzo di speranza. Non vinceranno contro chi sogna e sa distinguere la bellezza della vita: che sia colorata di viola o abbia qualsiasi altra caratteristica.
Commenti
Posta un commento