Parigi 7/1/2015






Ci credevano in quello che facevano i giornalisti di Charlie Hebdo. Sapevano di poter essere colpiti e sono andati avanti, irriverenti e schietti. Ora sono morti, uccisi sul luogo del loro lavoro, come gli era stato promesso.
Uccisi per l'uso del pensiero e dell'arte. Quando si scrive o si disegna o si fotografa in qualche modo si svelano le propie idee e ci si mette a nudo. E probabilmente la mattina del 7 gennaio, quegli uomini e quelle donne erano in redazione e provavano a mettersi in gioco e a dare al mondo un po' di loro stessi.
Hanno pagato la loro nudità con la vita. Sono state spezzate le loro matite con un atto ignorante, arrogante e basso.
Nessuna morte è giusta. Nessuno che muore di fame, nessuno che muore di povertà, nessuno che muore di guerra e nemmeno per una opinione. Nessuna morte dovrebbe essere più importante di un'altra, eppure ce lo dimentichiamo.
Attacco alla libertà, attacco alla libertà di pensiero e dunque alla vita. Tutti siamo colpiti. Sembra che la malvagità umana abbia mille sfumature diverse, sappia declinarsi in forme infinite.
La libertà, questo bene tanto caro e così difficile da ottenere; perché ogni giorno quanti compromessi dobbiamo fare, mordicchiando quotidianamente un po' della nostra libertà..
Quei ragazzi forse hanno pensato di aver trovato la loro libertà, di avere finalmemte trovato il loro diritto ad essere e invece hanno tradito quell'esistenza. Uccidendo persone e uccidendo definitivamente loro stessi.
E ora tutti parlano, ipotizzano, sentenziano. Forse dovremmo chiederci se sarà mai possibile un mondo in cui tutti hanno il loro spazio di libertà e di felicità. Forse no. Ma se dobbiamo andare avanti un appiglio dovremmo trovarlo e potrebbe essere ancora la cultura e l'informazione e il pensiero e su tutte la bellezza.
Imbracciare le penne, mettere comprensione nella nostra mente, far rinascere prati dai fiori spezzati. Aggrapparsi alla bellezza, prendere in prestito le parole di un poeta, questa volta Gibran e pensare di poterle ancora dire ai giornalisti francesi, alle vittime di ogni sparo a tutti coloro che in questo mondo soffrono, sperando anche di sentirsele ripetere "non sei solo in questo mondo/ma siamo due, insieme,/e so chi sei tu".
Essere charlie, essere ahmed, essere e capire...
Alcune vignette pubblicate dopo l'assalto alla redazione Charlie Hebdo di Parigi

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